Ti voglio raccontare una storia.
Qualche anno fa, in un paese senza confini dove i sogni si fondono con le ore del giorno, dove la musica e' suonata dal sapore del tempo, dove la luce tesse trame di profumi antichi, si incontrarono moltissimi colori. Ognuno di essi aveva una storia diversa, una diversa tonalità, diversa provenienza. Diversi, eppure accomunati da un grande desiderio di libertà: erano colori allo sbando, fuggiti da poco tempo dalle forme che li avevano imprigionati da sempre. Il rosso aveva lasciata impallidita una vecchia bandiera di cavalleggeri; il blu si era liberato di un cielo stellato; il rosa proveniva da un morbido cuscino di raso; il bianco era sceso dalla vetta di un ghiacciaio... Ognuno con la sua storia, ognuno carico di energia ma con poche idee sul futuro.Certamente, tutti erano d'accordo nel non voler mai più rappresentare gli oggetti, si rifiutavano di riempire la forma, d abbellire una realtà che stava fuori di loro.
Oggi ne erano sicuri: essi volevano ESPRIMERE.
Esprimere desideri, emozioni, fantasie: ne erano convinti, pur non sapendo come avrebbero potuto realizzare il loro progetto. Fu così che vagarono per molti anni senza fermarsi, fino a quando incontrarono un piccolo mago dal cuore buono e dotato di grande fantasia. I suoi occhi attenti si posarono su quei colori stupendi, ed egli si innamorò di ognuno di loro. La sua bacchetta magica era un pennello, con esso cominciò a dirigere quel grande assembramento, ad orchestrali, ad amalgamare le loro diversità a unirli, a sovrapporli. Accostandoli per contrasto o per analogia. Ne risultò un equilibrio insperato in cui libertà e rigore si fondevano. Inventò spazi e profondità, turbinii vorticosi e colate laviche, zampilli e laghi di luce. I colori si intrecciavano in sinfonie che esprimevano la gioia e la complessità dell'esistere; marcavano la realtà la graffiavano, talvolta, fino a farle male.
Altre volte si facevano dolci, sensuali, seduttivi fino a suscitare un roseo abbandono. Da questo straordinario incontro al di fuori di ogni stagione, scoprirono di poter creare, di poter divenire essi stessi le forme: iniziò un gioco in cui il sopravvento ed il cedere si alternavano in un dinamismo decisamente nuovo. E il gioco continua ancora. Qui la nostra storia potrebbe finire, ma... attenzione! Da un verde anfratto misterioso si sta affacciando un impertinente folletto azzurro: ci sta invitando ad entrare in un mondo magico. L'ingresso mi sembra sretto ma basterà liberarci delle forme mentali più rigide, delle sicurezze ideologiche, delle prevenzioni, e ce la faremo: si aprirà di fronte a noi questo mondo essenziale e poetico in cui si può ricercare il senso ed il significato, incontrare frammenti sconosciuti o nascosti del nostro universo emozionale per godere, da protagonisti, del rinnovarsi di una consapevole armonia.
La ricerca artistica è vita
Essa non può che essere la traduzione formale ed estetica di una ricerca interiore. La produzione di Giorgio Martini ci coinvolge in una spirale di energia, ora suadente ora inquietante: un fluire incessante che percorre i diversi livelli della personalità, attraversandoli e collegandoli strettamente, in un confronto dinamico senza soluzione di continuità. Non una trascrizione della realtà ne un tentativo di definirla ma una traccia da seguire per entrare in contatto con quanto vi è di più vero, liberato di tutto ciò che non sia essenza.
È questo il senso profondo e, contemporaneamente, il risultato della sua ricerca.Una sperimentazione attenta puntuale, persino testarda in certe manifestazioni estreme, che si muove, con la sicurezza della mano ed i dubbi dell'animo, nei territori dell'interiorità di ciascuno ed in quelli dei valori e degli archetipi dell'umanità intera. Ricerca vibrante che accetta la sfida tra pulsione e controllo fino ad esprimere la tensione di uno spirito mai domo. L'incontro con ciascuna delle sue opere non ha mai un esito scontato, anche quando la comprensione sembra vicina ed il messaggio va confermandosi. Allorchè l'approdo è alla portata dell'osservatore, ecco accendersi una nuova sfida che può portare lontano fino a fondersi nel piacere della sensorialità o a comporre trame emotive sottili quanto sensibili.
Parallelamente ad una crescente consapevolezza, il gioco tra pulsione e gesto creativo si fa meno aspro: la tempesta è passata, l'impeto del vento lascia il posto ad un arenile brulicante di vita sul quale la ricerca si fa meno metafisica e più esperenziale. Se talvolta le linee si ammorbidiscono e la definizione del limite si attenua, in altri momenti il tratto persino aspro, tagliente, provoca chi vuol custodire l'indifferenza nello scrigno della ragione.
Nel suggerire incontri e nel rinnovare la tentazione dell'abbandono, quest'opera artistica si propone come uno squarcio nel Sè, alla stregua di un sogno o di una fantasia. Da esso emana e prende corpo il piacere derivato dal rincorrersi e compenetrarsi di forme e colori, dal percorrere spazi e profondità. E, alla fine, entrare nella metafora della dinamica intrapsichica, in equilibrio fra realtà e tensione verso il senso ultimo.
Giampaolo Mazzara